
Definizioni e interconnessioni
- Overturism (o “sovra-turismo”) indica il fenomeno per cui l’afflusso turistico in una città o destinazione supera la capacità di assorbimento dei luoghi, causando impatti negativi sia su residenti che visitatori: crowding, degrado ambientale, calo della qualità della vita, congestione dei trasporti, aumento dei prezzi abitativi, ecc.
- La tassa di soggiorno è un tributo locale (in Italia) applicato sui pernottamenti nelle strutture ricettive (alberghi, B&B, affitti brevi, etc.) nelle località turistiche o città d’arte. Serve a generare entrate locali, spesso con finalità legate proprio al turismo (miglioramento dei servizi, pulizia, decoro urbano, gestione del flusso turistico, etc.).
Indietro nel tempo – La storia della tassa di soggiorno –
Una tassa nata in epoca fascista che fa comodo anche ora !!
STORIA DELLA TASSA DI SOGGIORNO IN ITALIA
(dalle origini a oggi)
1. Le origini: la tassa di soggiorno come tributo “storico”
L’imposta di soggiorno ha radici molto antiche.
Già nel XIX secolo, in alcune località termali e turistiche italiane (e poi del Regno d’Italia) esistevano diritti o sovrapprezzi imposti ai viaggiatori che pernottavano, per finanziare l’igiene e la manutenzione dei luoghi visitati. Era una forma primitiva di tassa turistica locale, giustificata come contributo al “decoro” e ai servizi destinati ai forestieri.
2. La prima introduzione ufficiale: il dopoguerra e la Legge 158/1938 (epoca fascista)
Nel Regio Decreto Legge 24 gennaio 1938, n. 326, il Governo fascista introdusse un’imposta di soggiorno come “entrata speciale dei Comuni turistici”.
- Era applicata per ogni pernottamento o presenza in strutture alberghiere.
- Serviva a finanziare opere pubbliche, promozione e infrastrutture turistiche.
- La riscossione era gestita direttamente dai Comuni.
👉 Dopo la guerra, la tassa continuò ad esistere in varie forme nei decenni successivi, fino a essere regolamentata in modo più uniforme con la nascita della Repubblica.
3. L’imposta di soggiorno nella Prima Repubblica (1950-1989)
Negli anni ’50-’60 la tassa era considerata una risorsa ordinaria per i Comuni turistici e veniva riscossa in modo disomogeneo, con tariffe che variavano da località a località.
La legge quadro di riferimento fu la:
- Legge 17 maggio 1983, n. 217 (“Legge quadro per il turismo”), che riconosceva la possibilità per gli enti locali di istituire una “contribuzione turistica” legata ai servizi offerti.
Tuttavia, mancava un meccanismo uniforme di gestione e ciò creava differenze territoriali e difficoltà di controllo.
4. L’abolizione: il Decreto Legislativo 23/1989
Nel clima di semplificazione tributaria e liberalizzazione degli anni ’80, il Governo decise di sopprimere molte imposte minori locali.
Con il Decreto Legislativo 23 novembre 1989, n. 507, venne abolita la tassa di soggiorno, insieme ad altri tributi minori (come la tassa di sbarco e di approdo).
👉 Le ragioni:
- Si riteneva che la tassa penalizzasse la competitività del turismo italiano rispetto ad altri Paesi europei che non la applicavano;
- Si voleva semplificare il sistema fiscale locale.
L’abolizione rimase in vigore per oltre 20 anni.
5. La reintroduzione: Decreto Legislativo n. 23 del 14 marzo 2011
(“Federalismo Fiscale Municipale”)
La tassa di soggiorno torna ufficialmente in Italia nel 2011.
Con l’art. 4 del D.Lgs. 14 marzo 2011, n. 23, i Comuni con vocazione turistica ottengono la facoltà di istituire un’imposta di soggiorno.
Articolo 4 – Imposta di soggiorno:
“I Comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni e i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione del consiglio comunale, un’imposta di soggiorno, a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo.”
Caratteristiche principali:
- Applicabile solo ai pernottamenti in strutture ricettive (alberghi, B&B, agriturismi, case vacanza, campeggi, ecc.);
- Importo massimo: 5 euro per notte per persona (oggi aumentato con successive leggi di bilancio);
- Gestione comunale: incasso, regolamento e destinazione delle risorse;
- Finalità: finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, beni culturali e servizi pubblici locali.
6. L’ampliamento: Legge di Stabilità 2017 e anni successivi
Con la Legge di Stabilità 2017 (L. 232/2016) e successivi aggiornamenti:
- Si ampliano i poteri dei Comuni in materia di regolamentazione della tassa;
- Si consente l’applicazione anche a nuove forme di ospitalità (locazioni turistiche, Airbnb, affitti brevi).
- Vengono introdotti obblighi di riscossione e rendicontazione per intermediari online (Airbnb, Booking ecc.), anche con ritenuta d’acconto.
7. Decreto “Locazioni brevi” (D.L. 50/2017, art. 4)
Questo decreto è cruciale: stabilisce che anche le locazioni turistiche inferiori a 30 giorni (affitti brevi) siano soggette alla tassa di soggiorno.
Inoltre, gli intermediari (piattaforme come Airbnb) sono sostituti d’imposta: devono riscuotere e versare al Comune la tassa dovuta dagli ospiti.
Ciò ha esteso in modo capillare l’imposta anche al mercato extralberghiero, prima in gran parte escluso.
8. 2020-2022: la pandemia e la sospensione parziale
Durante il periodo COVID-19 (2020-2021), molti Comuni sospesero o ridussero temporaneamente la tassa di soggiorno per incentivare la ripresa turistica.
Il crollo dei pernottamenti comportò una drastica riduzione del gettito:
- da oltre €620 milioni nel 2019 a meno di €200 milioni nel 2020.
Alcuni Comuni abolirono la tassa per l’intero anno.
9. 2023-2024: nuove soglie e aggiornamenti normativi
Con la Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022, art. 1, c. 816-820) e successivi decreti:
- L’importo massimo della tassa è stato aumentato da 5 a 10 euro per notte per persona;
- I Comuni possono differenziare le tariffe per tipologia di struttura, stagione, zona, e durata del soggiorno;
- È stata estesa anche alle piattaforme digitali in modo più stringente.
Inoltre, il D.L. 13/2023 (“Decreto PNRR 3”) ha reso più severi i controlli e le sanzioni per i gestori che non riversano la tassa ai Comuni.
10. 2025: record di incassi e dibattito sull’overtourism
Nel 2025 la tassa di soggiorno ha raggiunto un gettito record di oltre 1,2 miliardi di euro, secondo ANSA e MEF.
- Roma da sola ha superato 292 milioni, seguita da Milano e Firenze (~76 milioni ciascuna).
- Le città d’arte e le località balneari sono le principali beneficiarie.
Tuttavia, nello stesso periodo, molte amministrazioni (es. Firenze, Venezia, Roma, Barcellona in Europa) hanno introdotto restrizioni all’accoglienza turistica per contrastare l’overtourism — aprendo un dibattito sul rischio di “autopenalizzazione fiscale”:
meno pernottamenti = meno tassa = minori risorse per gestire il turismo.
Sintesi cronologica delle principali norme
Anno | Norma | Contenuto / Effetto |
1938 | R.D.L. 326/1938 | Introduzione della tassa di soggiorno come entrata comunale. |
1983 | L. 217/1983 | Legge quadro per il turismo, riconosce il contributo turistico locale. |
1989 | D.Lgs. 507/1989 | Abolizione della tassa di soggiorno. |
2011 | D.Lgs. 23/2011, art. 4 | Reintroduzione: facoltà dei Comuni turistici. |
2017 | D.L. 50/2017, art. 4 | Estensione alle locazioni brevi e piattaforme digitali. |
2020 | Misure COVID | Sospensioni o riduzioni della tassa. |
2023 | L. 197/2022 (Bilancio 2023) | Aumento soglia a 10 €, più autonomia ai Comuni. |
2025 | Dati ANSA / MEF | Record storico di incassi e dibattito sull’impatto dell’overtourism. |
Conclusione
La tassa di soggiorno ha attraversato quasi un secolo di storia italiana, riflettendo sempre il rapporto tra turismo, economia locale e politiche fiscali.
- Nata come contributo “di decoro”, è diventata oggi un vero strumento finanziario dei Comuni, destinato a compensare gli oneri derivanti dall’accoglienza.
- La sua efficacia dipende dal bilanciamento tra gettito, accettabilità e sostenibilità.
- Il dibattito moderno (2024-2025) mette in luce un paradosso: più si tenta di contenere i flussi turistici, più si rischia di ridurre le entrate che servono proprio a gestirli.
Quando una città che attira tanti visitatori vuole “controllare” il sovraffollamento, spesso interviene con limitazioni: al numero di letti/strutture ricettive, regolamentazioni sugli affitti brevi, restrizioni nelle zone centrali, limiti al numero di permessi per nuovi hotel, ticket d’ingresso per visitatori giornalieri, o addirittura dazi per i crocieristi. L’intento è di mitigare gli effetti negativi dell’overturism, ma tali misure possono avere anche conseguenze economiche, specie sulle entrate derivanti dal turismo.
Limitazioni attuate in varie città: esempi recenti
Ecco alcuni casi concreti di città o Paesi che hanno imposto misure per regolare il fenomeno turistico, e come queste misure possono incidere sui pernottamenti.
Città / Località | Tipo di limite / misura anti-overturism | Effetto osservato / potenziale rischio per i pernottamenti |
Kyoto (Giappone) | Aumento della tassa di soggiorno fino a ~60 € a notte per persona in alcune sistemazioni, da marzo 2026. | Tassa elevata può scoraggiare pernottamenti in strutture costose; selettività dei visitatori -> possibile calo nei segmenti turistici più sensibili al prezzo. |
Norvegia | Introdotta possibilità per comuni di applicare una tassa di soggiorno fino al 3% sui pernottamenti, specialmente in zone con forte afflusso, con variabilità stagionale prevista. | Un costo aggiuntivo può far preferire destinazioni con tariffe più basse; riduzione del numero di pernottamenti in picchi stagionali; effetto su competitività rispetto ad altre località. |
Città UE (case study da Airbnb / rapporti recenti) | Varie città limitano gli affitti brevi privati nel centro (p.es. Barcellona, Amsterdam) oppure introducono vincoli di licenza, limiti al numero di strutture. | Le restrizioni riducono l’offerta ricettiva alternativa; se non compensate da altri tipi di strutture, possono spostare pernottamenti altrove o ridurli. Prezzi degli hotel possono salire, ma alcuni segmenti turistici possono evitare la meta. |
Località nelle Isole Canarie, Italia, Francia, Europa più ampia | Limitazioni al turismo nei centri storici, regolamentazione dell’uso abitativo vs uso turistico delle case, limiti al numero di nuove strutture alberghiere. | Se gli alloggi turistici diminuiscono, diminuiscono pernottamenti; anche l’effetto sull’equilibrio domanda-offerta può aumentare i costi, ma ridurre volumi. |
Il “costo nascosto” delle politiche restrittive: il danno erariale
Quando si fissano limiti rigidi al numero di pernottamenti o si rendono onerose le condizioni di affitto turistico, ecco gli effetti finanziari che possono emergere:
- Riduzione diretta degli incassi della tassa di soggiorno
Se ci sono meno pernottamenti, anche la base imponibile per la tassa si riduce. Anche se l’aliquota o la tariffa per pernottamento aumenta, il calo dei volumi il più delle volte non compensa il divario e quindi crea sempre minori entrate. - Erosione dei settori accessori
Meno turisti rientrano in meno spese nei servizi locali (ristorazione, trasporti, shopping, attrazioni), che possono tradursi in minori entrate fiscali indirette: IVA, imposte locali etc. - Effetti reputazionali e di competitività
Se una città diventa percepita come “costosa” o “difficile da visitare” (per le restrizioni), può perdere flussi a favore di destinazioni alternative, con perdita strutturale nel tempo. - Svalutazione degli investimenti fatti
Quando si costruiscono infrastrutture o si investe per accogliere turismo (trasporti, servizi, decoro urbano, marketing) con la previsione di un certo volume, ma il flusso diminuisce, molti investimenti restano poco “recuperabili”
Classifica degli incassi della tassa di soggiorno in Italia: dati recenti
Basandoci su fonti recenti (2024‐2025), ecco i numeri chiave relativi agli incassi della tassa di soggiorno:
Dati degli incassi in alcuni dei principali comuni turistici italiani
Totale generale in Italia (2024): ~€1.024 milioni
- Roma: €292 milioni (gettito 2024
- Firenze: ~€76,9 milioni (2024).
- Milano: ~€76,5 milioni (2024).
- Venezia: €37 milioni (2024, imposta di soggiorno) + contributo di accesso ~€7,1 milioni (stima/risultato locale).
- Rimini: ~€14,3 milioni (2024/2025)
- Sorrento: ~€9,1 milioni (2024)
Connessione fra limitazioni dei pernottamenti e danno erariale: ragionamento strutturato
Mettiamo insieme gli elementi per dimostrare come certe politiche “antioverturism” possano generare un danno erariale:
- Supponiamo che una città applichi restrizioni agli affitti brevi nel centro storico (limite di licenze, blocco di nuovi ingressi). Questo riduce il numero di strutture ricettive alternative agli hotel.
- I turisti che avrebbero scelto quelle strutture potrebbero scegliere di andare altrove, cambiare destinazione, accorciare il soggiorno, oppure venire in bassa stagione.
- Ogni pernottamento che non avviene è un pernottamento in meno su cui si paga la tassa di soggiorno, ma anche meno spesa nei servizi locali, meno entrate comunali per IVA, Tasse sui consumi, parcheggi, trasporti, etc.
- Sebbene la tassa per pernottamento possa essere aumentata per “compensare”, c’è un punto oltre il quale l’aumento scoraggia l’arrivo. Se il costo totale (soggiorno + tassa + limitazioni/disagi) diventa troppo alto rispetto ad altre mete, il turista sceglie.
- Nel lungo termine il danno erariale includerebbe non solo la perdita diretta di tassa di soggiorno, ma la perdita delle ricadute economiche che rendono quel turismo sostenibile e profittevole (alloggi, ristoranti, attrazioni, trasporti).
Valutazioni critiche e suggerimenti
È evidente che non tutte le restrizioni sono dannose: molte sono necessarie per preservare l’identità, la vivibilità, e per evitare che il turismo si trasformi in una minaccia. Però vanno calibrate bene.
Alcune suggerimenti per i Comuni:
- Analisi costi-benefici preventiva
Prima di imporre limiti (es. al numero di Licenze per affitti brevi, limiti in certi quartieri, tasse molto alte), fare uno studio locale che stimi quanti pernottamenti si potrebbero perdere, quanto verrebbe perso in gettito fiscale, e quanto si guadagnerebbe in qualità urbana o in altri benefici. - Destagionalizzazione
Incentivare flussi turistici fuori stagione o in aree meno “cariche” può distribuire meglio i costi e gli effetti. - Offerta ricettiva alternativa
Se si limitano gli hotel o gli affitti brevi in certe zone, promuovere lo sviluppo di strutture sostenibili, pop up, agriturismi, o altre forme che conciliano accoglienza e minor impatto. - Tassa modulata in base al carico
Tassazioni che variano in base al giorno della settimana, stagione, livello della struttura, o densità dell’area possono essere più efficaci che un’imposta fissa elevate. - Trasparenza e destinazione dei fondi
Far sì che i proventi della tassa siano chiaramente destinati a servizi che migliorano la qualità cittadina, la gestione dei flussi, la manutenzione del patrimonio, ecc. Questo rende più accettabile la tassa stessa.
Conclusione
OVERTURISM e TASSA di SOGGIORNO sono davvero due facce della stessa medaglia:
- Da una parte, la tassa è uno strumento utile per mitigare gli effetti negativi del sovrainteresse turistico e per raccogliere risorse per gestire i flussi, migliorare le infrastrutture e tutelare il tessuto urbano.
- Dall’altra parte, se le misure restrittive portano a una notevole riduzione dei pernottamenti, queste risorse entrano in crisi: non solo diminuirebbe la tassa di soggiorno, ma si ridurrebbero gli introiti complessivi del turismo, con ripercussioni sia per le amministrazioni che per l’economia locale.
Quindi, il rischio di danno erariale (cioè perdite per le casse pubbliche) è concreto se le restrizioni non sono equilibrate, se non tengono conto delle reazioni del mercato, se non sono accompagnate da politiche che compensano la possibile perdita di domanda.
A cura dei servizi tecnici ANBBA
Direttore di Area
Cesare Gherardi





