
Navi e sbarchi nei principali porti italiani – Uno studio di ANBBA che incide fortemente sul fenomeno
Quando si parla di overtourism in Italia, spesso il pensiero corre alle strade affollate di Venezia, alle piazze di Firenze, o ai vicoli di Napoli presi d’assalto. Ma c’è un “gigante silenzioso” che alimenta quotidianamente questo fenomeno: le navi da crociera.
Le cifre sono impressionanti e a tratti allarmanti. Solo per fare un esempio recente: a Napoli, in una singola giornata, quattro navi attraccate contemporaneamente hanno riversato sulla città oltre 8.000 persone. È come se, all’improvviso, si fosse organizzato un concerto allo stadio senza che nessuno avesse predisposto viabilità, trasporti, servizi pubblici e sicurezza.
E Napoli non è un caso isolato. Il fenomeno si ripete, con dinamiche simili, in tutti i principali porti italiani.
Lo studio ANBBA: flussi, porti e criticità
Lo studio di ANBBA analizza il traffico crocieristico nei principali scali italiani, evidenziando la sproporzione tra i flussi di arrivi e la capacità di accoglienza reale delle città.
Civitavecchia (Roma)
- Primo porto crocieristico italiano, uno dei maggiori d’Europa.
- In alta stagione possono attraccare fino a 6-7 navi in un solo giorno.
- Questo significa oltre 20.000 passeggeri in poche ore, la maggior parte diretta verso Roma.
- Effetto: congestione autostradale e ferroviaria, con pullman turistici che intasano la Capitale.
Napoli
- Caso emblematico: giornate con quattro navi in contemporanea e 8.000 passeggeri sbarcati.
- I turisti si dividono tra il centro storico (già fragile e congestionato), escursioni a Pompei, Capri e la Costiera Amalfitana.
- Il rischio è il collasso dei trasporti locali e un impatto insostenibile sui siti archeologici.
Livorno (porta della Toscana)
- Punto di accesso per Firenze, Pisa e Lucca.
- Ogni nave porta con sé 3.000-4.000 passeggeri, e quando se ne affacciano 2 o 3 in contemporanea si arriva facilmente a 10.000 visitatori.
- I pullman turistici caricano le città d’arte di flussi concentrati, contribuendo al cosiddetto “consumo veloce” del patrimonio culturale.
Venezia
- Dopo anni di proteste e restrizioni, le grandi navi non entrano più in Laguna, ma restano attraccate a Marghera.
- Tuttavia il problema non è risolto: gli sbarchi continuano, con flussi giornalieri di migliaia di visitatori che si riversano nel fragile tessuto urbano veneziano.
Genova
- Porto in crescita come hub crocieristico.
- In giornate di punta arrivano fino a 12.000 persone, che si distribuiscono tra la città e le escursioni in Riviera.
- La logistica urbana e la tenuta del centro storico diventano sempre più critiche.
🚢 Palermo, La Spezia, Savona, Ancona
- Tutti porti che, seppur con volumi più contenuti, vivono lo stesso meccanismo: ondate simultanee di turisti che trasformano le città in “scenografie temporanee”, senza reali ricadute economiche sul territorio.
Il paradosso del turismo da crociera
Il problema non è (solo) il numero, ma la modalità: lo sbarco da crociera è massiccio, simultaneo e concentrato in poche ore.
- I passeggeri pranzano e cenano a bordo.
- Raramente pernottano in loco.
- Le spese sul territorio si limitano a piccoli acquisti, bevande, souvenir.
A fronte di un’enorme pressione sulle città, le ricadute economiche restano dunque modeste, mentre restano ai territori i costi ambientali, logistici e sociali.
La proposta di ANBBA
Lo studio evidenzia la necessità di:
- nuove regole di gestione dei flussi, con limiti giornalieri e scaglionamenti degli sbarchi;
- tariffe portuali più eque, che riflettano i costi reali per le città ospitanti;
- integrazione con il turismo locale, incentivando esperienze diffuse e non solo escursioni “mordi e fuggi” verso le stesse mete sovraccariche.
Conclusione
Dietro la patina scintillante del turismo da crociera si nasconde una realtà ben più amara: città ridotte a scenografie da cartolina, senza respiro e senza equilibrio, ostaggio di un turismo che consuma invece di valorizzare.
L’allarme di Napoli – con 8.000 persone sbarcate in un colpo solo – è solo l’ennesimo campanello.
La domanda è una: vogliamo continuare a subire o finalmente gestire questo fenomeno?
- Il modello “tutti a terra in poche ore” genera overtourism immediato.
- Le spese sul territorio sono limitate, mentre i costi per le città (traffico, servizi, ambiente) sono elevati.
- Serve una regolamentazione nazionale, con limiti e tariffe commisurate ai flussi reali.