
Un viaggio nella storia della tecnologia raccontato da Cesare Gherardi
Dal Commodore 64 all’Intelligenza Artificiale
Un viaggio dal 1982 ai giorni nostri
Premessa
Cesare Gherardi racconta : c’è chi come me la tecnologia non l’ha solo osservata, ma l’ha usata e l’ha vissuta ogni giorno, dal primo “bip” del Commodore 64 fino alla voce gentile di un’intelligenza artificiale che oggi ti risponde con naturalezza.
È un viaggio che è cominciato nel 1982, quando un piccolo computer con 64 kilobyte di memoria accese la mia curiosità e, senza saperlo, tracciò il percorso che mi avrebbe portato – molti anni dopo – a guidare lo sviluppo tecnologico dell’Associazione ANBBA, dalla sua fondazione a Venezia nel 1999 fino a oggi.
Da allora, ogni innovazione, ogni macchina, ogni riga di codice sono stati strumenti per costruire, insieme a collaboratori appassionati, un modo nuovo di comunicare, formare e sostenere chi lavora nel turismo extra-alberghiero.
Oggi, l’intelligenza artificiale non è più un mistero da laboratorio: è parte della nostra quotidianità, un aiuto concreto, una presenza che lavora al nostro fianco.
E questa è la storia – personale e collettiva – di come siamo arrivati fin qui.
Gli anni pionieristici: il fascino del Commodore 64
Nel 1982, nelle case di molti italiani comparve un piccolo gioiello tecnologico: il Commodore 64.
Con i suoi 64 KB di memoria, la tastiera integrata e il collegamento al televisore, apriva un mondo nuovo fatto di giochi, esperimenti e linguaggi come il BASIC, con cui imparare a “parlare” al computer.
Erano i tempi dei floppy da 5 pollici e un quarto, delle cassette rumorose, dei comandi digitati riga per riga. Ogni programma era una scoperta, ogni gioco un’avventura.
Era il periodo dell’entusiasmo, della sperimentazione pura, dell’idea che un computer potesse davvero cambiare la vita quotidiana.
E, in effetti, lo fece.
L’informatica personale: dal sogno al quotidiano
Gli anni Ottanta furono un’esplosione di creatività tecnologica.
Arrivarono i Sinclair ZX Spectrum, gli Amstrad CPC, i più evoluti Commodore Amiga 500 e Atari ST, ciascuno con la propria “tribù” di utenti, riviste dedicate, programmi e linguaggi.
Parallelamente, nel mondo professionale si affermavano i PC IBM con MS-DOS, mentre Apple lanciava il Macintosh, introducendo un’interfaccia grafica rivoluzionaria: finestre, icone e il primo mouse.
Era la transizione dall’analogico al digitale: il computer non era più un oggetto da laboratorio, ma uno strumento di lavoro e di gioco, presente nelle case e negli uffici.
La rivoluzione di Internet: quando il mondo si collegò
Negli anni Novanta arrivò Internet.
All’inizio era lenta, misteriosa, raggiungibile solo attraverso modem che fischiavano e gracchiavano a 56k, ma bastò poco per capire che stava cambiando tutto.
Con Netscape Navigator, Internet Explorer e motori di ricerca come Yahoo! e Altavista, la rete diventò un portale verso il mondo.
In Italia, i computer con Windows 95 portarono l’informatica a portata di tutti.
Le famiglie si collegavano la sera per “navigare”, e chi aveva vissuto i tempi del Commodore scopriva una nuova dimensione: quella della comunicazione globale.
Il nuovo millennio: la vita connessa
Tra la fine degli anni ’90 e i primi Duemila, Internet smise di essere un esperimento e divenne parte della vita quotidiana.
Google (1998) cambiò il modo di cercare informazioni, Wikipedia (2001) rese la conoscenza libera e condivisa, Windows XP semplificò l’informatica domestica.
Poi arrivò la vera rivoluzione: nel 2007, Steve Jobs presentò l’iPhone.
Il telefono diventò un computer tascabile, e nel giro di pochi anni, con l’arrivo di Android e dei tablet, il mondo intero divenne connesso.
Le app, i social network, la comunicazione istantanea trasformarono il nostro modo di lavorare, informarci e relazionarci.
Dai dati all’intelligenza: la nascita dell’AI moderna
Negli anni 2010 iniziò la fase più straordinaria: la trasformazione dei dati in intelligenza.
La potenza di calcolo crebbe a dismisura grazie ai processori multi-core e alle schede grafiche nate per i videogiochi ma perfette per i calcoli complessi delle reti neurali.
Nacquero gli assistenti vocali – Siri, Alexa, Google Assistant – e i sistemi capaci di riconoscere volti, tradurre lingue, guidare veicoli, suggerire decisioni.
L’intelligenza artificiale cominciò a imparare dai dati, a evolversi, a generare risposte autonome.
Negli anni successivi arrivò l’AI Generativa: piattaforme in grado di scrivere testi, creare immagini, comporre musica, analizzare documenti e simulare dialoghi umani.
Il computer, da semplice esecutore, diventava finalmente collaboratore.
E qui entra in gioco anche ANBBA, che sotto la mia direzione e grazie a un team competente e curioso, ha saputo sfruttare l’AI come strumento di supporto quotidiano:
- per migliorare la comunicazione con gli associati,
- per analizzare le normative e produrre documentazione più efficiente,
- per formare operatori turistici in modo dinamico e personalizzato.
Oggi, ciò che un tempo richiedeva ore di ricerca o elaborazione è a portata di voce o di clic.
Uno sguardo al futuro
Se nel 1982 bastava un cursore lampeggiante per farci sognare il futuro, oggi parliamo con macchine che capiscono, apprendono e creano.
L’AI non è più fantascienza: è uno strumento quotidiano, come lo fu il Commodore 64 per la generazione che imparò a programmare.
Guardando indietro, ogni tappa – dal floppy disk ai server cloud, dal modem al 5G – racconta la stessa storia: quella dell’ingegno umano che non smette mai di migliorarsi.
E chissà quale sarà il prossimo passo: forse un’intelligenza capace di anticipare i nostri bisogni o di aiutarci a risolvere problemi globali.
Forse un giorno guarderemo all’AI come oggi guardiamo al Commodore 64 — con affetto, nostalgia e la certezza che da lì, da quella piccola tastiera beige del 1982, è cominciato tutto.
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