La Direttiva Europea
Efficientamento energetico degli edifici
Case Green
Arriva dal Parlamento europeo il via libera alla direttiva Ue sulle “case green”: il provvedimento avanzato dalla Commissione europea per migliorare le performance energetiche degli edifici inserito nel pacchetto di riforme Fit for 55.
Il testo della direttiva Energy performance of building directive (Epbd) – nato con la mission di riqualificare il parco immobiliare dell’Ue e migliorarne l’efficienza energetica – potrà subire modifiche rispetto a quelle già registrate prima di diventare definitivo.
L’obiettivo del provvedimento è di agire in modo prioritario sul 15% degli edifici più energivori per ogni stato membro, collocati nella classe energetica G (la più bassa).
In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat). Manca ancora il processo del Trilogo, cioè la fase di negoziati tra istituzioni europee che porterà al testo definitivo e porterà al traguardo finale: ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia degli immobili residenziali in tutti gli stati membri.
Cosa prevede la Direttiva
- La prima è contenuta nell’articolo 1 del provvedimento, che stabilisce il suo oggetto e le sue finalità: “La presente direttiva promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all’interno dell’Unione per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto delle condizioni locali, delle condizioni climatiche esterne, delle prescrizioni relative alla qualità degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il profilo dei costi”.
2) La seconda disposizione è presente nell’articolo 9 e stabilisce così: “Gli Stati membri provvedono affinché il consumo medio di energia primaria in kWh/(m2.a) dell’intero parco immobiliare residenziale: a) diminuisca di almeno il 16 % rispetto al 2020 entro il 2030; b) diminuisca di almeno il 20-22 % rispetto al 2020 entro il 2035; c) entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni, sia equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivato da un progressivo calo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero”.
Al netto del discorso sui costi che ricadranno sui cittadini, perché questa operazione non è gratis come non lo è stato il 110%, potremo rendere più gradevole la vita nelle città, inquinare meno in futuro ma senza cambiare il destino del mondo che è nelle mani di Cina, Asia e Stati Uniti”. Ma sull’obiettivo emissioni zero va segnalato anche quanto ha scritto Chicco Testa – ambientalista non estremista – sul Foglio del 13 marzo: “Lasciamo pur stare il 2050, quando tutti gli edifici dovranno essere a emissioni zero, il che implica che scompaiano completamente i riscaldamenti a gas o a gasolio, per non parlare del carbone, ma che anche tutta l’elettricità usata nelle abitazioni sia di origine rinnovabile. Vabbè, chissà che succederà da qui al 2050”.
2. La seconda disposizione è presente nell’articolo 9 e stabilisce così: “Gli Stati membri provvedono affinché il consumo medio di energia primaria in kWh/(m2.a) dell’intero parco immobiliare residenziale: a) diminuisca di almeno il 16 % rispetto al 2020 entro il 2030; b) diminuisca di almeno il 20-22 % rispetto al 2020 entro il 2035; c) entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni, sia equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivato da un progressivo calo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero”.
Su questo secondo punto, si riporta una dichiarazione del ministro dell’ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin: “Certamente alcuni step di vincolo al 2030 e al 2040 sono di difficile raggiungimento per il nostro Paese, per le caratteristiche immobiliari del nostro Paese, con immobili datati e diffusi sul territorio, e per la proprietà diffusa. L’intervento va valutato con molta cautela” (Ansa, 13.3.2024). Anche l’obiettivo più immediato, quindi, non sembra conseguibile in Italia.
Ma come si è arrivati a questo testo finale? Ci si è arrivati dopo oltre due anni di dura battaglia per cercare, almeno, di attenuare la pericolosità di questa direttiva. Ricordiamo agli smemorati, ad esempio, che nelle bozze del provvedimento che la Confedilizia rese note – per contrastarle – nell’autunno del 2021 era previsto addirittura il divieto di vendere e di dare in locazione immobili privi di determinate caratteristiche di efficienza energetica. E che fino allo scorso ottobre il testo prevedeva l’obbligo per i proprietari di ristrutturare le loro abitazioni per raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e, successivamente, la classe D entro il 2033.
Ora il Governo italiano e tutte le forze politiche che lo compongono devono fare la loro parte anche nell’imminenza delle elezioni europee per ottenere una revisione di tempi e degli obiettivi in quanto il danno al patrimonio immobiliare italiano sarebbe enorme , dobbiamo proteggere la nostra storia i nostri borghi le nostre città medievali e trovare altre fonti energetiche alternative.
Certamente l’efficientamento energetico degli edifici non va sottovalutato e sicuramente con i tempi che corrono risparmiare energie è cosa buona e giusta e noi di ANBBA stiamo portando avanti il progetto ANBBA GREEN in maniera ragionevole in modo da consentire ai gestori delle strutture ricettive investimenti monetari facilmente ammortizzabili nel tempo e fregiarsi del nostro marchio ANBBA di struttura Green .