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Diritti di segreteria per inizio attività ricettive extra-alberghiere e locazioni turistiche

Uno studio di ANBBA sulle super tariffe applicate in alcuni comuni

Quadro normativo di riferimento

I cosiddetti diritti di segreteria o diritti di istruttoria sono somme dovute ai Comuni per coprire i costi amministrativi relativi a procedimenti come la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) o altre pratiche presentate al SUAP/SUAR (Sportello Unico per le Attività Produttive/Ricettive).

La loro istituzione trova fondamento nella Legge 604/1962 e successive modifiche, che hanno riconosciuto ai Comuni la facoltà di determinare tali diritti, successivamente estesa anche alle pratiche SUAP.
L’importo è stabilito autonomamente da ciascun Comune, mediante deliberazione di Giunta o di Consiglio, e deve rispettare i principi di:

  • Proporzionalità, ossia essere commisurato al costo effettivo dell’istruttoria;
  • Ragionevolezza, per non costituire una barriera all’esercizio dell’attività economica;
  • Trasparenza, con pubblicazione delle tabelle tariffarie sul sito istituzionale.

La mancanza di un tariffario nazionale uniforme ha generato una notevole disomogeneità: da Comuni che applicano diritti di poche decine di euro fino a casi in cui, per avviare una semplice locazione turistica, vengono richiesti importi pari a 700–800 euro.

Esempi concreti di tariffe elevate

  • Chiampo (VI) – fino a €700 per alcune pratiche edilizie ed attività.
  • Villa di Serio (BG) – fino a €700 per istruttorie edilizie.
  • Amalfi (SA) – circa €300 per apertura attività.
  • Napoli (NA) – 30–200 € per apertura attività.
  • Prato (PO) – 50–150 € per SCIA per attività.
  • Ciampino (RM)€700 per locazione turistica
  • Nemi (RM)€800 per locazione turistica (caso più oneroso finora rilevato).
  • Roma Capitale (RM)
    €250–300 per SCIA di strutture extra-alberghiere (B&B, affittacamere, CAV).
    €50 per comunicazione locazione turistica.

Analisi d’impatto (perché una tariffa elevata può favorire l’abusivismo)

  • Barriera economica: un onere iniziale molto alto (es. 300–700 €) aumenta il costo di entrare nella legalità rispetto al guadagno atteso per attività a basso prezzo/volume (B&B, affitti brevi), rendendo il percorso irregolare più attraente.
  • Asimmetria territoriale: se un gestore confronta comuni vicini e trova differenze importanti, la logica della delocalizzazione dell’attività o della mancata regolarizzazione è concreta.
  • Effetto reputazionale e compliance: tariffe percepite come arbitrarie o eccessive possono ridurre la fiducia nelle procedure e quindi l’adesione volontaria alle regole.

Queste considerazioni sono di natura economico-amministrativa e si fondano sul confronto dei tariffari comunali e sulla letteratura amministrativa che descrive come oneri eccessivi possano scoraggiare l’emersione.

Verifica di legittimità e possibili vie d’azione

Se si ritiene che una delibera comunale che stabilisce diritti di segreteria sia eccessiva o illegittima, le opzioni pratiche da valutare con un legale amministrativista sono:

  1. Richiesta di accesso agli atti: ottenere la delibera e il regolamento tariffe per leggere motivazione e calcolo.
  2. Verifica formale: controllare se nella delibera sono indicate le modalità di calcolo, l’esistenza di diverse classi di procedimento e il rispetto del principio di proporzionalità. Se manca motivazione/parametri, la delibera può essere vulnerabile.
  3. Istanza amministrativa al Comune: chiedere riduzione o esenzione motivando la particolare natura dell’attività, finalità di regolarizzazione, ecc.. Questa procedura può essere veloce e pratica per piccoli operatori del settore extra-alberghiero.
  4. Azione collettiva / intervento associativo: ANBBA o associazioni di categoria possono chiedere l’adozione di tariffe omogenee o alleggerite, presentare osservazioni in sede di adozione della delibera o chiedere incontro con Giunta/Assessore competente.
  5. Ricorso al TAR: se valutata illegittima la deliberazione (es. violazione di legge, mancata motivazione, eccesso di potere), è possibile impugnare. Questa è soluzione più costosa e temporaneamente più lunga.

Nota di ANBBA

ANBBA ritiene che importi superiori a 300 euro per la semplice apertura o regolarizzazione di un B&B, CAV o locazione turistica siano sproporzionati e rischino di ottenere l’effetto opposto a quello auspicato dal legislatore: incentivare l’abusivismo anziché favorire l’emersione.

L’associazione chiede a Comuni, Regioni e ANCI di:

  • Rivedere le delibere più onerose, garantendo che i diritti di segreteria siano proporzionati e sostenibili per le micro-attività;
  • Adottare linee guida uniformi a livello nazionale o regionale per evitare disparità ingiustificate tra territori;
  • Promuovere la regolarizzazione semplificando le procedure e contenendo i costi per gli operatori.

ANBBA continuerà a monitorare la situazione, raccogliendo segnalazioni dai soci e pubblicando aggiornamenti periodici, per stimolare un confronto costruttivo con le amministrazioni e favorire uno sviluppo equilibrato dell’ospitalità diffusa in Italia

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