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Giorgetti: «Non è uno schiaffo alla classe media, il problema è Airbnb». ANBBA: servono regole eque per chi fa ospitalità familiare

ANBBA commenta le parole del ministro Giorgetti su Airbnb e cedolare secca, chiedendo equità fiscale per il settore extra-alberghiero.

🔔 Aggiornamento del 30 ottobre 2025

L’immagine della bilancia scelta per la nostra locandina non poteva essere più azzeccata: rappresenta perfettamente il clima di equilibrio e incertezza che domina le ultime ore sul fronte fiscale delle locazioni brevi e turistiche.

Dopo mesi di annunci e smentite, l’iter burocratico per la revisione delle aliquote della cedolare secca entra finalmente nel vivo. Il nodo centrale — quello che interessa da vicino i gestori di locazioni turistiche e gli host — riguarda la scelta tra le due opzioni attualmente in campo: mantenere l’aliquota al 21% o innalzarla al 26%.

Secondo le voci più recenti da ambienti parlamentari, all’interno della maggioranza si sarebbero formati due schieramenti contrapposti:

  • il primo propone di lasciare tutto invariato, confermando l’attuale assetto introdotto dall’art. 4 del D.L. n. 50/2017 (convertito nella L. n. 96/2017), che ha disciplinato la cedolare secca per le locazioni brevi al 21%;
  • il secondo, invece, spinge per un “riequilibrio della bilancia fiscale”, ipotizzando un’aliquota unica del 23%, in nome del principio latino “in medio stat virtus” — la virtù sta nel mezzo.

Questa proposta “intermedia” avrebbe l’obiettivo di:

  • ridurre lo scarto tra la tassazione delle locazioni brevi (attualmente al 21%) e quella delle rendite finanziarie (al 26%);
  • garantire maggior gettito erariale senza penalizzare eccessivamente il settore extra-alberghiero, già alle prese con adempimenti sempre più complessi (CIN, comunicazioni all’Agenzia delle Entrate, codici regionali, ecc.);
  • mantenere la competitività dell’offerta turistica diffusa, che rappresenta una parte essenziale del sistema ricettivo italiano.

Ricordiamo che la cedolare secca è un regime opzionale di tassazione sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali, introdotto originariamente dal D.Lgs. n. 23/2011 e successivamente esteso alle locazioni brevi (fino a 30 giorni) con il già citato art. 4 del D.L. n. 50/2017.

📌 In sintesi:

  • ✅ Aliquota attuale: 21% (cedolare secca su locazioni brevi).
  • ⚖️ Ipotesi in discussione: 23% come compromesso.
  • ❌ Aliquota proposta da alcuni per l’allineamento ai redditi finanziari: 26%.

Nelle prossime settimane si capirà se prevarrà la linea della continuità o quella dell’equilibrio. Intanto, il dibattito è aperto e il settore attende chiarezza.


Il dibattito sugli affitti brevi è più acceso che mai.
Nel mirino c’è la cedolare secca, l’imposta sostitutiva del 21% che il Governo intende portare al 26% per chi affitta tramite piattaforme come Airbnb o Booking.
Una misura che, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non rappresenta «uno schiaffo alla classe media», ma un tentativo di riequilibrio tra abitazioni residenziali e turistiche.

«Non c’è nessun intento di punire i proprietari — ha dichiarato Giorgetti — ma bisogna capire se bisogna in qualche modo premiare le locazioni per abitazione oppure quelle per i turisti stranieri».
Il ministro ha poi aggiunto: «Il problema non sono i proprietari, il problema è Airbnb e tutto questo meccanismo che oggettivamente ha distrutto il mercato degli affitti di altro tipo».

I numeri parlano chiaro: secondo il Politecnico di Torino, tra il 2017 e il 2024 gli alloggi su piattaforme digitali sono cresciuti di oltre il 50%, con un giro d’affari stimato di 9 miliardi di euro.
Un fenomeno che ha trasformato interi quartieri, ridotto l’offerta di case in affitto stabile e spinto in alto i canoni.

Da parte sua, ANBBA accoglie l’apertura del ministro ma chiede una distinzione chiara tra chi gestisce decine di immobili in modo professionale e chi offre ospitalità familiare, tipica del modello italiano.
Per l’Associazione, aumentare la tassazione indiscriminata non risolve le distorsioni del mercato e finisce per penalizzare proprio i piccoli gestori che operano nella legalità e sostengono il turismo locale.

«Serve una fiscalità giusta — spiegano da ANBBA — che riconosca il valore sociale ed economico delle microstrutture e che regoli in modo più trasparente i grandi intermediari digitali».
Un messaggio chiaro al Governo: il turismo diffuso non è un problema, ma parte della soluzione.

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